Incidente stradale Catania, risarcimento danni

Il 30 settembre 2017 il quotidiano La Sicilia pubblica un articolo sulla condanna all’automobilista che causò l’incidente nel quale venne distrutta l’intera famiglia Cilia.

I familiari si sono affidati alla sede Giesse di Catania per ottenere il giusto risarcimento.

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Lo schianto e tre vite finite
«L’incidente si poteva evitare»

Risarcimento danni per un incidente stradale avvenuto a Catania

Sei anni di pena all’automobilista che finì contro la Lancia della famiglia Cilia

Il rumore delle lamiere, lo schianto e le urla risuonano ancora nelle orecchie di Sebastiana Ganci. Quel rumore il 15 agosto del 2013, le ha portato via il marito, Salvatore Cilia, 42 anni, e le due figlie Martina di 5 anni e Maria Rita di 10.

Quel rumore le ha portato via la vita lasciandole un terribile interrogativo: l’incidente si poteva evitare? La risposta è arrivata adesso dal giudice Elio Manenti del tribunale di Ragusa che ha condannato a 6anni di reclusione il ragusano Rosario Sortino, 67 anni, l’automobilista che causò l’incidente nel quale venne distrutta un’intera famiglia.

Setiastiana Ganci, unica superstite, assistita da Giesse Risarcimento Danni, società specializzata nel risarcimento di incidenti stradali, sta ora portando avanti in sede civile la richiesta di risarcimento danni nei confronti della compagnia assicurativa. Erano da poco passate le 17 di quel tragico ferragosto quando sulla statale 514 Ragusa- Catania, nel tratto all’altezza di Chiaramonte Gulfi, Rosario Sortino, che viaggiava in auto con la moglie e il figlio, perse il controllo del mezzo e andò a scontrarsi contro l’auto della famiglia Cilia.

Secondo quanto ricostruito dal consulente tecnico nominato dal pm «nell’affrontare una curva ad ampio raggio, con manto stradale reso viscido dalla pioggia, Sortino perse il controllo del mezzo e invase con la parte anteriore sinistra la corsia di marcia opposta», sulla quale proprio in quegli istanti sopraggiungeva la Lancia K con a bordo la famiglia Cilia.

Inevitabile, a quel punto, lo schianto, devastante. Impressionante lo scenario che si presentò davanti agli occhi dei soccorritori che giunti sul posto hanno trovato le due auto praticamente distrutte. La polizia stradale si occupò dei rilievi del sinistro, i vigili del fuoco estrassero i feriti dalle lamiere contorte delle auto e il 118 li trasportò negli ospedali Civile  e Guzzardi.

Ad avere la peggio fu Salvatore Cilia, alla guida della Lancia, morto ancor prima dell’arrivo dei soccorsi. La figlia Martina, soccorsa ed elitrasportata ancora viva all’ospedale Cannizzaro di Catania, spirò nella notte, per un gravissimo politrauma. Malgrado tutte le speranze, dopo 5 giorni di lotta si spense anche la figlia maggiore, Maria Rita, di soli 10 anni, anche lei a causa di un gravissimo politrauma.

L’unica superstite fu così mamma Sebastiana, che subì diverse lesioni e un lungo ricovero all’ospedale Guzzardi di Vittoria. Se la cavarono con ferite guaribili in 30 giorni sia Sortino che la moglie e il figlio. Dalla perizia del consulente tecnico è anche emerso che al momento dell’urto l’auto di Rosario Sortino viaggiava a 104 chilometri orari, nonostante il limite in quel tratto fosse di 90.

Salvatore Cilia, sempre in base alla ricostruzione del consulente tecnico, viaggiava invece a una velocità di 80 chilometri orari e interamente sulla propria corsia (più verso la linea di mezzeria che verso al margine destro, particolare che comunque non avrebbe evitato lo schianto secondo il parere del consulente).

Di qui la condanna, inflitta in base alla vecchia normativa in vigore prima dell’introduzione dell’omicidio stradale, che oltre a 6 anni di reclusione comporta per Sortino anche la sospensione della patente di guida per 2 anni. Una condanna pesante. A cui seguirà la richiesta di risarcimento. Ma non c’è prezzo che la Giustizia possa adeguare alla perdita di tre vite umane.

E forse Sebastiana Ganci avrebbe preferito che la perizia sancisse l’ineluttabilità della morte. Che non ci fossero colpe se non il destino. Invece, è bastato un attimo. E più nulla.

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