Incidente ferroviario tra Andria e Corato, l’intervista

Incidente ferroviario tra Andria e Corato, l’intervista

L’incidente ferroviario tra Andria e Corato avvenuto nel 2016: V.D.O. è stata colei che è rimasta ferita in maniera più grave tra le vittime. Due anni dopo, ecco l’intervista.

Cosa ricordi del giorno dell’incidente ferroviario?

Ricordo tutto del 12 luglio 2016. Stavo raggiungendo Barletta per frequentare il corso per diventare costumista teatrale a cui ero iscritta da quasi un anno; preferivo viaggiare con compagnia ferroviaria privata Ferrotramviaria piuttosto di farlo con Trenitalia: mi sembravano più puntuali, i viaggi più comodi. Io ero all’inizio della seconda carrozza. L’impatto è stato fortissimo. Attorno a me erano tutti disperati, ricordo in particolare un bambino che cercavo di tranquillizzare; io sono rimasta lucida tutto il tempo, tranquilla, mi dicevo “ormai quello che doveva succedere è successo”.

Sono stata tra i primi ad essere soccorsa, poi la corsa all’ospedale di Andria, l’intervento. E tutto il resto.

Quanto tempo è passato prima che tu potessi tornartene a casa tua?

Per ragioni di dimensioni e di accessibilità ridotte non ho più potuto fare rientro nella casa in cui sono cresciuta. Ho nostalgia della mia vecchia stanza e di tutti quegli spazi che raccolgono i ricordi di oltre vent’anni della mia vita.

Dopo l’incidente, anche se a malincuore, ho dovuto cercare una nuova abitazione in affitto più adatta alle mie esigenze.

Dopo gli interventi subìti in Puglia ho iniziato la riabilitazione in Emilia-Romagna per circa nove mesi, terminandola quattro mesi dopo in un altro Centro dove sono dovuta restare nell’attesa di trovare una nuova sistemazione abitativa.

È stato un lungo anno intenso e impegnativo, vissuto lontano da casa, durante il quale però nuovi rapporti di amicizia sono nati e ho provato a ricominciare a dipingere.

Il rientro a casa è stato un’altra tappa impegnativa per la ricerca di un equilibrio nuovo, per la gestione degli aspetti burocratici e per le difficoltà nel trovare riferimenti validi dal punto di vista tecnico, sanitario e riabilitativo.

Come hai conosciuto la realtà Giesse?

Dopo qualche mese ho conosciuto Giesse e Michele, uno dei responsabili, e il confronto con lui mi ha fornito una panoramica e una ricchezza di informazioni molto più ampia e specifica rispetto a quella di partenza. Così ho preso una decisione difficile ma necessaria e, pur avendo già dato l’incarico ad un avvocato amico di famiglia, ho revocato il mandato ed ho deciso di affidarmi a Giesse.

Da subito ho avuto l’impressione che Giesse fosse una macchina specializzata, capace di guidarmi in questo articolato percorso legale, col fine di ottenere il massimo per far fronte alle mie nuove necessità presenti ma soprattutto future.

Com’è cambiata la tua vita dopo l’incidente?

La mia vita è mutata radicalmente e con essa i miei progetti futuri.

Sono sempre stata una instancabile lavoratrice, amante della perfezione e ricca di ambizioni concrete. Tutte caratteristiche, queste, presenti in ogni aspetto della mia vita, in particolare nel campo artistico.

Sono una creativa e, tra le tante attività, studiavo con immensa passione e dedizione nel settore costumistico teatrale. Maneggiavo ago e filo, tessuti, matite e carboncini da disegno, ecc. Le mani erano lo strumento supremo per me.

L’unico filo conduttore rimasto col passato è la pittura, seppur praticata differentemente rispetto a prima.

Allo stato attuale la fisioterapia occupa buona parte del mio tempo.

Pur essendo ancora in una fase di transito, il mio obiettivo è quello di riprendere in mano completamente la mia vita.

Quali sono le tue aspirazioni?

È difficile ridefinire le mie personali aspirazioni, adesso è necessario trovare un punto d’incontro tra ciò che voglio e ciò che posso. Sarà un percorso che andrà costruito a tappe. Al momento le mie priorità sono varie; trovare casa in una nuova località e avvicinarmi agli amici di sedia con cui tornare a fare squadra, dedicarmi sempre più alla pittura e riuscire ad impiegarla per un’attività lavorativa.

 

La nostra conversazione finisce con la mia richiesta di farmi vedere i suoi disegni; sono tutti dipinti dai colori vivaci, dalle linee caparbie. Paesaggi, scorci, volti. Rimango affascinata, in particolare, da uno di questi dipinti: dei gradini su cui poggiano delle piante colorate, una porta aperta che dà sul mare; è il primo disegno di V. dopo l’incidente. Mi racconta che è stato un lavoro molto lungo, conquistato a suon di pochi tratti con il pennello prima che le braccia cadessero stanche. Ma il dipinto è caldo, dai tratti tenaci. E non posso fare a meno di pensare che quei gradini siano la salita che V. sta affrontando per poter raggiungere un po’ di serenità, proprio come il mare calmo da lei dipinto sullo sfondo.

 

Incidente ferroviario tra Andria e Corato

 

dott.ssa Claudia Rualta

Copywriter Giesse Risarcimento Danni

Come vengono risarciti gli incidenti ferroviari?

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