«Continuiamo a chiederci se tutto questo si sarebbe potuto evitare. Non vogliamo far polemica ma le cose devono cambiare affinché chi si macchia di determinati reati non possa più fuggire tanto semplicemente all’estero come ha fatto lui».
Sono amareggiati i familiari di Barbara Durastante. A distanza di 3 anni dal terribile schianto contro il platano in via Vittorio Veneto, in cui perse la vita la 42enne bellunese, un altro omicidio riapre la ferita.
Perché Evandro Galhardo Gonsalves, 42enne brasiliano condannato a 8 anni di reclusione per quell’incidente in cui guidava ubriaco, non venne arrestato per omicidio stradale, come prevedeva la legge che era già entrata in vigore, e fuggì all’estero.
Ora, dall’altra parte del mondo, ha un’altra vittima sulla coscienza. Si tratta dell’80enne Oscarlino Bento de Souza, ucciso nel suo letto a Londrina (Brasile) con 11 pugnalate. Evandro Halhardo Gonsalves ha confessato il reato, specificando che non era sua intenzione uccidere l’anziano.
Per capire cos’è successo, però, bisogna riavvolgere il nastro a qualche ora prima dell’omicidio. Vittima e carnefice si conoscevano. Li legava un’amicizia nata quando Gonsalves era ancora un bambino.
E poi Oscarlino Bento de Souza era un noto conduttore radiofonico locale soprannominato “Tuono” per la sua voce potente. Secondo gli inquirenti del posto Gonsalves, essendo tossicodipendente, aveva bisogno di denaro per acquistare la droga.
L’idea iniziale era abbastanza semplice: entrare in casa dell’anziano, rovistare nelle stanze, rubare qualcosa e fuggire. Ma qualcosa è andato storto. Prima ha lanciato dei bocconcini di pane con dentro tranquillanti ai cani dei vicini, in modo che non abbaiassero, poi ha messo in pratica il piano.
L’anziano, però, si è svegliato, l’ha riconosciuto e ha addirittura fatto il suo nome. Gonsalves, spaventato, l’ha ucciso. Dopo aver afferrato qualche oggetto personale dell’anziano, del valore di circa 100 dollari, è scappato e ha cercato di rivenderli in un negozio dello stesso quartiere.
A ripercorrere i suoi movimenti le telecamere di videosorveglianza esterne al locale. Il corpo senza vita di Oscarlino Bento de Souza è stato trovato dai familiari la notte del 26 gennaio scorso, quindi 2 giorni dopo essere stato ucciso, nella casa in cui viveva in Rua Josè Stela.
Mentre Gonsalves è stato arrestato e portato nel carcere di Londrina nei giorni scorsi al termine delle indagini che sono risaliti a lui indagando sulla ricettazione degli oggetti rubati.
La notizia ha fatto il giro del mondo ed è arrivata anche a Belluno, dove Evandro Galhardo Gonsalves viveva anni fa prima di rendersi latitante a seguito dell’incidente mortale.
Lo schianto avvenne la sera del 19 dicembre 2017, quando il brasiliano 40ennne ubriaco, finì con la vettura su un platano in via Vittorio Veneto. Barbara morì sul colpo e lui finì all’ospedale: aveva un tasso alcolemico di 3 grammi per litro di sangue (il massimo per la guida è di 0,5).
Nonostante guidasse ubriaco non venne arrestato e non gli venne preso nemmeno il passaporto. Così dopo le cure si rese irreperibile tornando al suo paese.
«Siamo stati travolti da un vortice di emozioni – commentano Roberta, sorella di Barbara Durastante, e nome di tutti i familiari, tramite Giesse Risarcimento che li hanno seguiti nella vicenda – Da un lato il sollievo di saperlo finalmente assicurato alla giustizia, dall’altro l’enorme amarezza perché un’altra vita umana è stata ulteriormente spezzata dalle mani di quest’uomo».
L’omicidio di Oscarlino Bento de Souza poteva essere evitato? «Fin dal giorno dell’incidente avevamo chiesto il ritiro del passaporto – continua Roberta – All’inizio ci era stato confermato, ma una settimana più tardi abbiamo scoperto che non c’era stato il provvedimento e così, per lui, è stato molto facile fuggire.
Se non fosse scappato, oggi questo povero signore brutalmente ammazzato sarebbe ancora vivo, e questo è un fatto che deve far riflettere molti».
Giesse risarcimento danni, il gruppo bellunese che sta assistendo i familiari nel delicato iter risarcitorio, sta portando avanti la causa civile al Tribunale di Milano e si è ora attivato per dare notizia di quanto avvenuto alle autorità competenti «nella speranza che, almeno in Brasile, il responsabile della morte di Barbara sconti la pena al quale è stato giustamente condannato in Italia».
Articolo de “Il Gazzettino“.