COMPENSO SOLO A RISARCIMENTO OTTENUTO
Vicenza risarcimento infortunio sul lavoro
Il 23 aprile 2016 il quotidiano Il Giornale di Vicenza pubblica un articolo sulle indagini per la morte di Dino Chiapatti, operaio bassanese morto a soli 42 anni mentre lavorava sul controsoffitto di un negozio a Reggio Emilia.
I familiari si sono affidati alla sede Giesse di Vicenza per ottenere il risarcimento infortunio sul lavoro.
Morì in cantiere, tre a processo
Elettricista bassanese di 42 anni cadde da una scala in un negozio. La procura chiede il giudizio per titolare, committente e progettista
Elettricista deceduto in cantiere, in tre rischiano il processo. La richiesta di rinvio a giudizio è stata avanzata dal pubblico ministero a seguito dell’infortunio costato la vita a Dino Chiapatti, bassanese, morto il 23 novembre 2014, a 42 anni. L ‘infortunio mortale era avvenuto mentre la vittima stava lavorando in cima a una scala, a un’altezza di circa quattro metri, nel negozio di ottica “Nau” di Reggio Emilia.
Improvvisamente, Chiapatti aveva perso l’equilibrio ed era piombato a terra. Era stato quindi trasportato d’urgenza all’ospedale di Reggio Emilia, ma era morto nel reparto di rianimazione. Dopo più di un anno di indagini, la procura emiliana ha chiesto il rinvio a giudizio per tre persone con l’accusa di omicidio colposo, con l’aggravante della violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni.
Si tratta del bellunese Renzo Bistrot, 60 anni, titolare dell’azienda per cui Chiapatti lavorava, “l’Area” di Belluno, Fabrizio Brogi, 54 anni, presidente del consiglio di amministrazione dell’ottica “Nau”, e Mauro Iotti, 50 anni, l’architetto di Reggio Emilia che aveva l’incarico di coordinare i lavori nel negozio. I tre erano stati iscritti sul registro degli indagati dal sostituto procuratore, Isabella Chiesi, a seguito delle indagini svolte dallo Spisal, intervenuto sul luogo dell’incidente.
La procura, in particolare, accusa Bistrot di non aver predisposto il piano di sicurezza dei lavori e Iotti e Brogi per non avere verificato la presenza del piano stesso. Inoltre, lo Spisal ha ravvisato che Chiapatti non avrebbe portato il casco e che la scala di legno su cui era salito sarebbe stata inadeguata a svolgere le mansioni. Chiapatti, quel giorno, stava posando sul controsoffitto del negozio una barra filettata. Ad un tratto aveva perso l’equilibro, precipitando al suolo e riportando una frattura al cranio che gli aveva provocato un’emorragia.
In vista dell’udienza preliminare, fissata tra circa un mese, la madre e la sorella di Chiappati si sono rivolte all’avvocato Paolo Bertozzi di Reggio Emilia e ai consulenti stragiudiziali Massimo Gottardo e Beppino Battocchio dello studio “Giesse Risarcimento Danni” di Vicenza – Bassano. Valuteranno ora se costituirsi parte civile. Gli imputati sono difesi invece dall’avvocato emiliano Franco Mazza. Chiapatti era originario del Lazio ma si era trasferito a Bassano.