Muore schiacciato in fabbrica: risarcimento infortunio sul lavoro

Risarcimento infortunio sul lavoro Udine

Il 5 aprile 2015 i quotidiani La Nuova e il Messaggero Veneto pubblicano un articolo sul risarcimento per la morte di Lino Anastasia, operaio di 56 anni rimasto schiacciato sotto una lastra da 8 quintali durante un turno di lavoro.

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La Nuova

Schiacciato dalla lastra: eredi risarciti dopo 9 anni

Morì sul lavoro schiacciato da una lastra di metallo alla Metainvest Trametal nella zona industriale dell’Aussa Corno, a San Giorgio di Nogaro (Udine), nel maggio del 2006. Quasi nove anni dopo, la vicenda drammatica di Lino Anastasia, operaio all’epoca 56enne residente in via Bassa a San Michele, ha concluso il suo iter giudiziario.

La causa penale non ha ravvisato responsabilità. Quella civile, invece, ha riconosciuto un risarcimento (si parla da indiscrezioni di alcune centinaia di migliaia di euro) da corrispondere alla moglie e agli eredi, da parte dell’azienda. Lo ha stabilito il tribunale di Udine. Tante però sono le incongruenze, sarà quindi impossibile, per mancanza di testimoni, ricostruire la vicenda. «Ci interessava», ha riferito ieri pomeriggio il figlio di Lino, William Anastasia, «tutelare l’immagine di nostro padre. Si può immaginare però la nostra condizione dal punto di vista morale».

Assistiti dalla società specializzata Giesse di Portogruaro, i familiari hanno comunque ottenuto il riconoscimento dei loro diritti, dopo diversi anni di estenuante battaglia giudiziaria. Alle indagini sulla morte dell’uomo collaborarono per mesi la Procura di Udine, i carabinieri della compagnia di Latisana e lo Spisal della locale azienda sanitaria. Secondo le testimonianze di alcuni colleghi, alle 22.30 del 2 maggio 2006, Anastasia, che si trovava da solo nel reparto, stava manovrando un carroponte dotato di gru per spostare alcune lastre in lamiera.

Il responsabile del turno gli aveva dato il compito di spostarne alcune appositamente contrassegnate, per poi caricarle su un vagone ferroviario che i colleghi erano andati a prendere. Poco dopo si sentì l’eco di un tonfo delle lamiere per terra. Solo al rientro dei colleghi in reparto ci si accorse della disgrazia. Il corpo di Anastasia era schiacciato da una lastra del peso di 8 quintali. Sotto la lastra vennero trovati l’elmetto giallo e un radiocomando in dote al gruista. Le due chiavi al contempo necessarie per l’attivazione del telecomando vennero ritrovate in momenti diversi, così come lo stesso carroponte, spostato rispetto alla posizione dell’incidente.

Non essendo stata in grado di fornire la prova liberatoria circa la propria responsabilità, la Metinvest Trametal, attraverso la compagnia assicurativa Unipol, è stata condannata in sede civile a risarcire integralmente i familiari per “non aver adottato tutte le misure idonee a evitare il danno”. «Giustizia è stata fatta, la responsabilità civile dell’azienda è stata riconosciuta», ha sottolineato Bruno Marusso, responsabile dell’ufficio Giesse di Portogruaro, «Resta però l’amarezza per non aver capito cosa è accaduto quella drammatica notte».

Leggi l’articolo sul sito de La Nuova

Messaggero Veneto

Morì schiacciato sotto una lastra famiglia risarcita

L’infortunio sul lavoro che, la notte del 2 maggio 2006, nello stabilimento Trametal di San Giorgio di Nogaro, determinò la morte di Lino Anastasia, operaio di 55 anni di San Vito al Tagliamento, non ha mai trovato una spiegazione in grado di attribuire a terzi eventuali responsabilità penali. Le questioni civilistiche sollevate dalla famiglia a seguito dell’archiviazione del caso, invece, hanno da poco trovato soddisfazione nella sentenza di risarcimento emessa dal giudice civile di Udine, Anna Fasan.

Riconoscendo la responsabilità esclusiva dell’incidente a carico della “Metinvest Trametal spa”, il tribunale l’ha condannata a pagare i danni – calcolati complessivamente in alcune centinaia di migliaia di euro – alla moglie Mirella Muez e ai loro due figli William e Myriam. Il procedimento, definito già in primo grado qualche tempo fa, aveva imboccato la strada dell’appello, a seguito di un errore nel computo della somma da risarcire agli eredi (al totale era stato detratto l’importo della polizza infortuni). La vertenza, nella quale la famiglia è stata assistita dalla società Giesse, di Portogruaro (e con sede anche a Latisana), è stata invece chiusa con una transazione in sede stragiudiziale.

Anastasia era rimasto schiacciato da una lastra di metallo da 8 quintali. L’infortunio era avvenuto alle 22.30, quando nel reparto c’era soltanto lui. Stando alle testimonianze dei colleghi, stava manovrando un carroponte dotato di gru, per movimentare alcune lastre di lamiera che avrebbero dovuto essere caricate sul vagone ferroviario che gli altri erano andati nel frattempo a prendere. Ecco perchè quando nello stabilimento echeggiò il tonfo della lamiera, nessuno si accorse della tragedia.

Sotto la lastra vennero trovati anche l’elmetto giallo e il radiocomando del gruista completamente distrutto. Come emerso dalle indagini dei carabinieri, le due chiavi necessarie per l’attivazione del telecomando vennero rinvenute in momenti diversi, così come lo stesso carroponte risultò essere stato spostato rispetto alla posizione dell’incidente. A fronte di queste incongruenze, non essendo stata in grado di fornire prova liberatoria circa la propria responsabilità, la società è stata così condannata in sede civile per «non aver adottato tutte le misure idonee a evitare il danno».

Leggi l’articolo sul sito del Messaggero Veneto

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