Pordenone risarcimento danni malasanità

Risarcimento danni malasanità a Pordenone

A causare la morte della piccina sarebbe stato un errore commesso dai medici, i quali hanno utilizzato un farmaco sbagliato e in forte sovraddosaggio.
I familiari si sono affidati ai consulenti dell’ufficio GIESSE di Pordenone per ottenere il risarcimento danni malasanità.

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Morta a 2 anni, dubbi sul farmaco

La piccola Elivia Prendi ha perso la vita a soli due anni dopo un’operazione per la rimozione di una ciste.

Elivia Prendi di due anni e mezzo sarebbe morta a causa di un errore nella sommistrazione di un farmaco, non adatto in età pediatrica e usato in dose più che tripla. La piccola è deceduta il 13 febbraio mentre era ricoverata al Santa Maria degli Angeli per l’asportazione di una ciste sottolinguale.

A stabilirlo la consulenza tecnica medico-legale disposta dal sostituto procuratore Maria Grazia Zaina, affidata agli specialisti in anatomia e istologia patologica e anestesia e rianimazione Alberto Furlanetto e Barbara Benedini resa nota dalla società Giesse Risarcimento Danni incaricata dalla famiglia di occuparsi del caso.

Secondo i consulenti tecnici del pm della Procura di Pordenone, i medici dell’ospedale di Pordenone avrebbero sbagliato nella scelta del farmaco utilizzato per sedare la bimba nella fase postoperatoria, oltre che nel suo utilizzo prolungato e nella quantità somministrata.
Elivia era stata ricoverata al Santa Maria degli Angeli lo scorso 13 febbraio per essere sottoposta, la mattina successiva, a un intervento di asportazione di una ciste benigna alla lingua che, ingrossandosi, iniziava a crearle problemi nell’alimentazione. La bambina si era presenta in ospedale in buone condizioni di salute e l’operazione era stata eseguita alla perfezione,
senza alcuna anomalia.
«Ciò che invece deve essere censurato, perché evidente errore terapeutico – sottolineano i due periti nella consulenza – è l’utilizzo dei farmaci impiegati per la sedazione della piccola Elivia durante le ore di degenza trascorse in terapia intensiva».
In questa fase i medici, per evitare possibili complicazioni come il sanguinamento o l’edema dell’area appena operata, avevano scelto di continuare a mantenere sedata la piccola paziente.

Per farlo, però, hanno utilizzato un potente agente sedativo-ipnotico ad azione centrale «indicato per terapie di breve durata, ma vietato dalle linee guida nazionali e internazionali per la sedazione di pazienti critici sotto ai 16 anni di età». I genitori di Elivia, che hanno perso la loro unica figlia e abitano ad Aviano si sono affidati alla Giesse di Pordenone, società specializzata in risarcimento danni nei casi di malasanità.

«Quello che sembra emergere dalla perizia disposta dalla Procura – afferma Maurizio Cibien, responsabile di Giesse Pordenone – lascia davvero sbigottiti. Ci auguriamo ora che la chiara ricostruzione di quanto avvenuto, così come descritta in modo inequivocabile nella perizia dei consulenti del pm, porti chi di dovere a non negare l’evidenza e, quindi, a un comportamento collaborativo, in modo che a questa enorme sofferenza patita dai genitori; della piccola Elivia non si aggiunga ulteriore e inaccettabile dolore».

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