Dieci mesi di reclusione e sospensione della patente per un anno. È la condanna chiesta ieri mattina dal pubblico ministero nei confronti di Kyd Fontana.
Si tratta del pilota di rally, 40 anni di Sospirolo, che il 18 gennaio 2019 investì e uccise Vittoria Maria Cappello, mentre attraversava la strada a Santa Giustina a pochi metri dalle strisce pedonali.
La famiglia della donna, all’epoca dei fatti 76enne, si è affidata a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di incidenti stradali mortali, ed è già riuscita a ottenere un risarcimento per via stragiudiziale che dovrebbe aggirarsi intorno alle centinaia di migliaia di euro.
Tenuto conto di questo e del fatto che non erano presenti aggravanti nel capo d’imputazione, il pm ha concesso le attenuanti generiche all’imputato e chiesto 10 mesi su cui il giudice si esprimerà il 13 gennaio 2023.
«Sinceramente – spiega Gennaro Pisacane, responsabile della sede di Giesse Risarcimento danni a Belluno – ci aspettavamo una requisitoria diversa, anche alla luce delle evidenze emerse nella consulenza del pubblico ministero.
Vittoria Maria Cappello non è sbucata fuori all’improvviso a lato della carreggiata, ma è stata falciata quando ormai aveva finito di attraversare la strada, per lo più vicino alle strisce pedonali. Possibile che la sua vita valga così poco?».
L’incidente avvenne alle 17.20 sulla strada provinciale 2, a Santa Giustina. Come emerso in fase di indagine, Fontana non aveva bevuto e non stava usando il cellulare.
Secondo il consulente tecnico della procura, l’ingegner Pierluigi Zamuner, c’erano quindi tutti i presupporti per accorgersi del pedone e frenare in tempo. «L’automobilista – si legge nella ctu – disponeva di tempi e spazi ampiamente sufficienti per poter evitare la collisione».
Invece, investì Maria Vittoria Cappello «quando aveva ormai da tempo impegnato la sede stradale – scrive sempre il consulente – per di più a ridosso di un passaggio pedonale, impedendole di completare l’attraversamento in sicurezza».
E conclude: «L’automobilista si sarebbe avveduto con macroscopico ritardo della signora Cappello, in accordo con quanto dichiarato dai testi che avrebbero sentito il Fontana riferire di non aver visto il pedone».
La donna stava tornando a casa, dopo essere uscita dalla macelleria Dama Carni, dove era di casa. Il negozio si trova proprio dall’altra parte della strada provinciale 2, di fonte alla sua abitazione, che è in via Vittorio Veneto 18, e dopo il fatto aveva deciso di chiudere per lutto.
Impossibile, a Santa Giustina, non ricordare il sorriso di “Maria la piccola”, come da tutti era affettuosamente chiamata. La donna era attiva anche nel gruppo “filò” che si ritrova sempre per giocare alla tombola il martedì.
E non si perdeva mai una gita del gruppo festeggiamenti di Meano: l’ultima uscita fu il 4 gennaio di quell’anno quando andò in gita a Jesolo, nel tour di presepi.
«Per la famiglia è sempre doloroso rivivere quel giorno – conclude Pisacane, di Giesse – Vittoria Maria Cappello fu travolta da una Fiat Panda su una strada rettilinea che aveva quasi finito di attraversare: com’è possibile che l’automobilista non si sia accorto di lei?».
Ma alcuni residenti, nei giorni successivi alla tragedia, si erano interrogati anche sulla pericolosità della provinciale: «Questa strada è buia e pericolosa» avevano denunciato. A gennaio la decisione del giudice.
Articolo de “Il Gazzettino”