«Se questa è la giustizia… Il mio Denis non c’è più e io non potrò mai perdonare». È come una ferita che non si chiude, un dolore che non passa quello che ha preso posto nel cuore di mamma Heidy.
Nella bella casa di via Verona tutto parla ancora di quell’amatissimo figlio stroppatole all’improvviso nel pieno della giovinezza. La sua camera, con le ciabatte ancora riposte ai piedi del letto.
Sulle mensole le sue passioni, per i fumetti e i puzzles, la musica e l’armadio ordinatissimo pieno di vestiti. Ma anche i tatuaggi, come quelli che la mamma si è fatta disegnare sul suo corpo in suo ricordo.
«Per me questa come può essere chiamata giustizia?», ripete commentando la sentenza dell’udienza di patteggiamento davanti al Gup del Tribunale di Monza, Federica Centonze, che ha condannato a un anno e 6 mesi di reclusione, con pena sospesa, (oltre alla sanzione accessoria del ritiro della patente per due anni), l’anziana automobilista residente in città che il 30 novembre 2019 in via Milano, alla guida dell’auto, aveva travolto e ucciso il 23enne Denes Robert Roatis, progettista tecnico nell’impresa di famiglia, mentre attraversava sulle strisce pedonali.
I famigliari della giovane vittima sono assistiti da «Giesse Risarcimento Danni», gruppo specializzato in materia di risarcimento danni e responsabilità civile con sede anche a Monza.
Denis, quel pomeriggio, era uscito per andare dal parrucchiere dopo una mattinata di lavoro in ditta perché la sera doveva festeggiare l’anniversario di nozze di mamma e papà. Stava attraversando sulle strisce a pochi passi dalla pasticceria Molè quando, nei pressi della ex pizzeria di via Milano venne travolto dalla «Renault Twingo» condotta da N.S., 75 anni che,
non vedendolo, lo aveva investito in pieno caricandolo sul parabrezza e scaraventandolo a terra alcuni metri più avanti.
Le sue condizioni erano apparse subito disperate: sul posto l’intervento di due infermiere di passaggio, che tentarono una disperata manovra di rianimazione cardiocircolatoria, alternandosi fino all’arrivo dell’autoambulanza del «118».
Troppo gravi, però, si riveleranno le ferite del 23enne che morì sul colpo. L’autopsia, effettuata sul corpo del giovane caratese, confermerà poi che il decesso è avvenuto a causa di un gravissimo trauma cranico riportato nell’urto contro il montante dell’auto.
«Denis aveva solo 23 anni, era un ragazzo molto premuroso e responsabile nei confronti dei suoi genitori e di sua sorella, aveva tutta la vita davanti e una carriera molto promettente nell’azienda di famiglia – sottolinea Fernando Rosa, responsabile di Giesse Monza – Sono purtroppo all’ordine del giorno gli investimenti sulle strisce pedonali soprattutto nelle ore serali, l’automobilista ha poi dichiarato di non aver nemmeno visto il povero Denes fino a quando non l’ha travolto. È l’ennesima morte evitabile, sarebbe bastata una maggiore attenzione alla guida e lui sarebbe ancora qui con noi».
«Io non posso perdonare – dice al nostro giornale mamma Heidy – Come potrei? Mi è stata rubata l’anima… Denis non era solo un figlio per me. L’ho avuto che avevo 18 anni, con lui ho condiviso ogni cosa. Ci scambiavano per fratello e sorella. Era il mio tutto, il mio punto di riferimento.
Lui viveva per noi, per me, mi adorava, non mi faceva mancare attenzioni, regali, delicatezze. Denis era solo lavoro e famiglia. Non aveva grilli per la testa, non usciva mai e quel pomeriggio dopo una mattinata in ditta si era fermato a comperare il pesce. Lo ricordo come se fosse ieri.
Dopo pranzo è uscito per sistemare i capelli visto che la sera dovevamo andare a cena per il nostro anniversario di nozze. E invece… La forza, in certi momenti, non la trovo proprio; mi sento morire, nonostante i tanti amici che ancora vengono a trovarci e dormono qui nel suo letto. È un dolore che non passa, che mi strazia. No, non potrò mai perdonare chi me l’ha ucciso…»
Articolo del “Giornale di Carate”