Infezione ospedaliera Bolzano: la Cassazione conferma il risarcimento

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Giesse Risarcimento Danni ottiene risarcimento per caso di malasanità a Bolzano.

Il risarcimento ottenuto da Giesse per un caso di malasanità all’ospedale di Bolzano, in cui un 40enne scoprì di aver contratto un’infezione a seguito di un intervento neurochirurgico, è stato confermato dalla Corte di Cassazione.

La notizia viene riportata nel quotidiano “Corriere dell’Alto Adige“.

Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela di chi subisce un danno da malasanità, ha assistito l’uomo con i suoi legali fiduciari.

Malasanità, il risarcimento dopo 17 anni

La Corte di Cassazione boccia il ricorso dell’azienda sanitaria altoatesina che, dopo 17 anni, viene condannata a risarcire con 25mila euro più le spese un 42enne bolzanino che aveva contratto un’infezione in ospedale durante un intervento chirurgico.

Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela di chi subisce una danno da malasanità, ha assistito l’uomo per anni, accompagnandolo nei tre gradi di giudizio attraverso i suoi legali fiduciari.

La responsabilità sanitaria era già emersa in primo grado. Il consulente tecnico d’ufficio aveva individuato un “nesso causale” tra l’infezione, il ricovero ed intervento neurochirurgico effettuato nel 2005.

E aveva stabilito che «la complicanza aveva causato un peggioramento delle sue condizioni generali di salute».

L’azienda sanitaria decide di appellare la sentenza di primo grado, ma serve a poco, e la Corte d’Appello di Trento conferma le conclusioni del Tribunale di Bolzano, condannando l’azienda a pagare le ulteriori spese di giudizio.

Anche questa sentenza, nonostante le evidenze emerse, viene appellata.

«Una volta accertato che il paziente aveva contratto l’infezione in ambiente ospedaliero a causa di un batterio, spettava all’Asl provare di aver adottato tutte le misure necessarie a neutralizzare tale fattore di rischio infettivo» sottolinea Maurizio Cibien, responsabile di Giesse per le province di Trento e di Bolzano.

«Secondo il giudice – conclude – tale prova non è stata fornita. Siamo quindi soddisfatti anche se questo procedimento, forse, si sarebbe potuto concludere prima in modo da evitare quanto meno l’ultimo grado di giudizio e il protrarsi di una storia cominciata da un caso di malasanità di ben 17 anni fa».

Articolo del “Corriere dell’Alto Adige

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