Incidente mortale Vercelli risarcimento danni

Il 29 novembre 2017 il quotidiano La Stampa e il settimanale Notizia Oggi pubblicano un articolo sulla condanna a cinque anni di reclusione per il 26enne Daniel Cuccato, che uccise due amiche guidando a forte velocità e in stato di ebbrezza.

L’investitore ha presentato appello, tre anni dopo l’incidente si apre il giudizio di secondo grado.

I familiari delle vittime si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni di Borgomanero per ottenere il giusto risarcimento dei danni patiti.

Rosaria “Sara” Migliore e Silvia Bertarella sono le due ragazze morte nell’ottobre 2016 in un tragico incidente

In appello l’omicidio stradale di Valduggia. Il dolore delle famiglie di Sara e Silvia: “Chi è pentito chiede scusa e sconta la pena…”

Ai primi di marzo si apre il giudizio di secondo grado chiesto dal giovane di Coggiola che era al volante la mattina della tragedia.

In primo grado era stato condannato a una pena di cinque anni dopo il procedimento con rito abbreviato

 

“Chi è pentito non presenta appello: chiede scusa e sconta la propria pena”. Ferma presa di posizione da parte dei familiari di Rosaria Migliore e Silvia Bertarella, le due ragazze morte nel tragico incidente di Valduggia nell’ottobre del 2016, dopo alcune recenti dichiarazioni rilasciate sulle cronache nazionali da Daniel Cuccato, 28enne di Coggiola, condannato nel novembre del 2017 a 5 anni di reclusione, oltre che per a morte delle due giovani, anche per le gravi lesioni subite da altri due ragazzi a bordo. Il giovane aveva affrontato il processo con rito abbreviato potendo fruire di uno sconto di un terzo della pena. Dopo la sentenza di condanna tramite il proprio legale ha presentato ricorso in appello. Inevitabilmente a distanza di anni si riapre il dolore per le famiglie delle due giovani ragazze di Valduggia morte nello scontro a poche centinaia di metri da casa.

In una nota il gruppo Giesse di Borgomanero, che ha assistito le famiglie Migliore e Bertarella, spiega: “E’ stato accertato che l’incidente è avvenuto perché Cuccato viaggiava a una velocità non inferiore ai 110-115 chilometri all’ora, su limite di 50 e con cartelli di pericolo per manto sdrucciolevole; con uno pneumatico, l’anteriore sinistro, che, inspiegabilmente, era non solo di forma e dimensione differenti dagli altri tre, ma neppure conforme alle tipologie di pneumatici previsti nella carta di circolazione dell’auto utilizzata, e con battistrada molto usurato; il suo tasso alcolemico, a quasi due ore dall’incidente era di 0,8 grammi al litro, superiore al limite massimo consentito; tutto questo, percorrendo una strada già sdrucciolevole e resa ulteriormente viscida dalla pioggia”. Queste sono le cause tecniche dell’incidente rilevate dal consulente tecnico incaricato della ricostruzione per conto della Procura.

In una intervista di qualche settimana fa su un quotidiano nazionale, il ragazzo aveva dato la propria versione parlando però della sua vita quasi da “recluso” nonostante sia a tutti gli effetti un uomo libero. Parole che hanno ferito le famiglie delle due vittime: “Chi è stato condannato non ha neppure il buon senso, quanto meno, di scontare la giusta pena in silenzio. Nell’intervista spiega di aver perso il controllo semplicemente perché c’era un dosso, di essere così addolorato da sentirsi morto anch’egli quella mattina, di essersi condannato a vivere come un recluso, che tutti ora lo guardano storto e hanno abbandonato…

Tutta questa sua “sofferenza”, però non gli ha impedito di presentare appello contro la sentenza di primo grado, per cercare di ottenere una pena più bassa, andando a contestare elementi risultati chiarissimi dalle indagini condotte e che hanno portato alla condanna in primo grado, come, ad esempio, la folle velocità che ha causato l’incidente”. Fatti e comportamenti inaccettabili per le famiglie, rimaste ancora una volta basite e costernate nel proprio dolore.

Leggi l’articolo sul sito Notizia Oggi

Hai subìto un incidente stradale?

Risarcimento incidente mortale a Vercelli

Condanna dura per il giovane al volante

Guidava a forte velocità e in stato di ebbrezza: morirono due amiche. Pena di 5 anni per il ragazzo di Coggiola, con la riduzione del rito abbreviato.

 

Cinque anni per l’omicidio stradale di Rosaria Migliore e Silvia Bertarella e le lesioni gravi provocate a Domenico Parisi ed Andrea Bassignana.

Questa è la pena a cui è stato condannato Daniel Cuccato, ventiseienne di Coggiola al volante della Polo che il 22 ottobre 2016, a Valduggia sulla strada provinciale 76, si schiantò in curva per poi ribaltarsi al centro della carreggiata.

La serata dei cinque amici, trascorsa alla discoteca il Globo di Borgo Vercelli, finì in tragedia. Cuccato stava riportando a Valduggia Rosaria Migliore, 21 anni, e Silvia Bertarella, 23. Entrambe morirono nello schianto. Gli altri due passeggeri riportarono lesioni pesanti.

Ieri il gup Antonia Mussa, dopo una camera di consiglio di un’ora e mezza, ha letto la sentenza di condanna per Cuccato. Il pm Pier Luigi Pianta, che non ha accettato il patteggiamento, aveva chiesto sei anni di pena.

Applicata la nuova legge sull’omicidio stradale. A incidere sulla pena finale comminata a Cuccato, difeso da Alessandro Scheda, il rito abbreviato, con lo sconto secco di un terzo, e l’accoglimento di parte delle attenuanti generiche.

Il giudice era partito da una condanna più severa: la legge ha dato infatti un giro di vite sul tema della sicurezza stradale con pene che aumentano a seconda del numero di morti e feriti nell’incidente. Inoltre, come stabilito anche da una perizia tecnica, la responsabilità di Cuccato era evidente.

Il ragazzo perse il controllo dell’auto a causa dell’alta velocità. Su una strada su cui il limite era di 50 chilometri orari, secondo la perizia del consulente tecnico Francesco Saccia, correva a non meno di 110-115 all’ora.

Non solo: Cuccato guidava in stato di ebbrezza: gli esami del sangue effettuati circa due ore dopo l’incidente attestarono un tasso di alcolemia di 0,8 g/l. Questo ha avuto un peso sulla decisione del giudice ma, secondo la nuova legge, saranno applicate solo sanzioni amministrative. Se il tasso fosse stato superiore a 0,8 per Cuccato la pena totale sarebbe stata sicuramente superiore.

Il dolore delle famiglie «Abbiamo grande rispetto per il dolore dei familiari delle vittime ma questa tragedia ha toccato anche Daniel che ha perso due amiche» ha detto Scheda che valuta l’appello.

La famiglia Migliore era rappresentata dall’avvocato Francesca Bacchetta, mentre per la famiglia Bertarella l’assistenza legale è di Lorenzo Sozio, entrambi incaricati dallo studio Giesse Risarcimento Danni di Borgomanero che si occupa di risarcimento danni e gestione dei sinistri per la tutela nel penale.

«E’ una pronuncia che offre un forte senso di giustizia – spiegano Andrea Rubini ed Erika Galdini di Giesse – Il giudice ha voluto infliggere una condanna dura ma quanto mai giusta, alla luce di tutti gli elementi emersi durante le indagini, che hanno portato alla tragica morte di Silvia e Rosaria.

Ci auguriamo ora che verrà confermata anche nei successivi gradi di giudizio, se dovesse essere presentato appello». «La sentenza di condanna emessa nulla toglie al tragico contesto di dolore che ha investito cinque famiglie che di certo meritavano miglior destino» hanno commentato gli avvocati Gian Eugenio Ferla e Fabrizio Lauti, che assistevano Domenico Parisi, costituitosi parte civile.

Leggi l’articolo sul sito de La Stampa di Vercelli

 

L’auto si schiantò a folle velocità. Condanna a 5 anni

Il 23 ottobre 2016 a Valduggia il tragico incidente in cui morirono Silvia Bertarella e Sara Migliore. Colpevole l’amico che era al volante

Gli avvocati delle famiglie delle vittime parlano di «senso di giustizia». Il difensore ha ricordato che «la tragedia ha toccato anche l’imputato»

 

Correva a 110 all’ora su una strada in centro paese dove il limite è di 50. Con tutta probabilità, un elemento importante che ha pesato sulla decisione del giudice.

Era il 23 ottobre 2016 quando Rosaria Migliore, 21 anni, conosciuta come Sara, e Silvia Bertarella, 23, persero la vita in auto.

Martedì è arrivata la condanna a cinque anni con rito abbreviato per Daniel Cuccato, 26enne di Coggiola. Era lui al volante della Polo che andò a ribaltarsi a poche centinaia di metri dalla casa delle due giovani al rientro da una serata in discoteca.

Nella vettura c’erano anche Domenico Parisi e Andrea Bassignana che rimasero feriti.

Quel sabato notte il gruppo stava tornando a casa, dopo la discoteca il gruppo si era fermato a fare colazione. Nel rettilineo di Valduggia la Polo aveva iniziato a sbandare ribaltandosi.

Un incidente terribile che ha segnato anche il giovane che era al volante come ha sempre ricordato l’avvocato difensore Alessandro Scheda.

Il pubblico ministero Pier Luigi Pianta non aveva accolto il patteggiamento proposto dal difensore dell’imputato, e aveva chiesto una pena a sei anni.

Alla fine il giudice dell’udienza preliminare Antonio Mussa ha letto una sentenza di condanna a cinque anni con rito abbreviato.

Il giudice ha tenuto conto delle nuove pesanti direttive della legge sull’omicidio stradale. A pesare sulla decisione, le cui motivazioni devono essere ancora depositate, sono state anche le perizie.

In particolare c’è il fattore della velocità tenuta dall’auto, il doppio di quanto consentito in quel tratto. Il giovane al volante aveva un valore alcolemico di 0,8 grammi al litro nel sangue di poco superiore al limite, ma per questo saranno applicate solo sanzioni amministrative.

Sulla sentenza l’avvocato difensore Alessandro Scheda puntualizza: «Rispetto per il dolore dei familiari delle vittime, ma c’è anche il dramma di un ragazzo che ha perso due amiche e che vive con questo peso».

Parlano di senso di giustizia gli avvocati Francesca Bacchetta per la famiglia Migliore e Lorenzo Sozio per la famiglia Bertarella, incaricati dallo studio Giesse Risarcimento Danni di Borgomanero, gruppo specializzato nel risarcimento di incidenti mortali.

«E’ una pronuncia che dà realmente, un forte senso di giustizia – spiegano Andrea Rubini ed Erika Galdini di Giesse – È una condanna dura, ma quanto mai giusta, alla luce di tutti gli elementi emersi durante le indagini, che hanno portato alla tragica morte di Silvia e Rosaria».

«La sentenza di condanna emessa nulla toglie al tragico contesto di dolore che ha investito cinque famiglie che di certo meritavano miglior destino», spiegano gli avvocati Gian Eugenio Ferla e Fabrizio Lauti che hanno rappresentato Domenico Parisi.

La motivazione verrà depositata tra 60 giorni e adesso si attende il documento per poter presentare poi l’eventuale ricorso in Appello.

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