Incidente mortale Pavia risarcimento danni

Il 13 aprile 2017 il quotidiano La Provincia Pavese pubblica un articolo sulla morte di un 45enne investito da un’auto pirata. Il conducente è stato poi rintracciato grazie alle indagini della Polizia.

I familiari si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni di Novara per ottenere il risarcimento per i danni patiti.

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Fuggì dopo l’incidente Il gip: resta ai “domiciliari”

Incidente a Rosasco, 70enne di Robbio è accusato di omicidio stradale I parenti della vittima: «Come può non essersi accorto di aver urtato un uomo?»

Il Gip di Pavia, Carlo Pasta, non ha convalidato l’arresto, ma Libiano Mengato, il 70enne di Robbio accusato di essere fuggito dopo avere investito con l’auto e ucciso il 45enne Massimo Ardizzone, rimane ai domiciliari.

Il giudice ha, infatti, ritenuto che non ci fossero i presupposti per l’arresto in flagranza (Mengato è stato identificato qualche giorno dopo l’incidente, avvenuto il 2 aprile a Rosasco) né che ci fosse pericolo di fuga. Il Gip, però, ha accolto l’istanza del sostituto procuratore Paolo Mazza che, visto il tipo di reato, ha chiesto che Mengato rimanesse agli arresti domiciliari.

Potrà comunque trascorrerli nella sua cascina, invece che nell’abitazione di città. In questo caso il giudice ha accolto una specifica richiesta della difesa, rappresentata dall’avvocato Giulio Colli. Al di là delle vicende giudiziarie e procedurali, resta però il dolore della famiglia di Massimo Ardizzone.

Il 45enne operatore sanitario di Rosasco era unito civilmente con il compagno 38enne Paulo Moreira e faceva parte di una famiglia numerosa: la mamma Zaira, le sorelle Lucia, Patrizia, Anna, Tiziana ed il fratello Angelo. «Vogliamo prima di tutto dire grazie alle forze dell’ordine per aver trovato chi ci ha portato via Massimo», spiegano il compagno e le sorelle.

Gli Ardizzone però prendono posizione contro la ricostruzione dell’episodio fornita da Mengato: «Fa ancor più male leggere che chi ha portato via il nostro Massimo tenti ora di dire che non se n’era accorto. Chi può davvero credere che si possa investire un essere umano senza neppure accorgersene, lasciandolo agonizzante a terra?

Sentendo un urto così forte, chi non si fermerebbe, a quell’ora e senza nessuno attorno, per vedere cosa ha colpito? E pur ammettendo che un fatto tanto assurdo possa capitare, chi può credere che persino nei giorni successivi, sentendo continuamente ripetersi l’invito da parte delle forze dell’ordine a costituirsi, con il chiaro riferimento al luogo e all’ora in cui è avvenuto l’investimento, non possa questa persona, neppure allora, essersi posta alcun dubbio?».

Gli Ardizzone, che si sono affidati allo studio veneto Giesse specializzato nel risarcimento per incidenti mortali, valuteranno ora insieme all’avvocato Lorenzo Sozio se costituirsi parte civile in vista del processo: «Chiediamo sia fatta giustizia – concludono i parenti – Massimo non meritava una fine tanto ingiusta, chi ha sbagliato deve pagare». La famiglia di Mengato, intanto, fa sapere che lo specchietto danneggiato dell’auto è quello del lato passeggero, non quello lato conducente.

Leggi l’articolo sul sito de La Provincia Pavese

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