Catanzaro auto investe pedone durante il rally

 

Il 9 marzo 2019 i quotidiani “Il Quotidiano del Sud”“Gazzetta del Sud” hanno pubblicato un articolo relativo alla morte di Benito Gaglianese, travolto e ucciso il 24 settembre del 2017, al termine del V Slalom automobilistico “Città d’Amato”, da un pilota impegnato in un giro di ricognizione a percorso già chiuso.

I familiari si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni riuscendo così ad evitare che il caso venisse archiviato.

Catanzaro auto investe pedone durante il rally di Amato: chiesto il rinvio a giudizio per due. Si va dal gup per la morte di zio Benny

Per i periti “l’incidente si poteva evitare”. In aula il 5 giugno

Quell’incidente mortale si sarebbe potuto evitare. E zio Benny sarebbe ancora vivo. In tal senso le conclusioni dei periti che si sono succeduti nel procedimento giudiziario che ruota intorno alla morte di Benito Gaglianese, l’anziano travolto il 24 settembre del 2017 al termine del V Slalom automobilistico “Città d’Amato”, da un pilota impegnato in un giro di ricognizione a percorso già chiuso.

Ed è partito da qui il sostituto procuratore, Corrado Cubellotti, per formulare una richiesta di rinvio a giudizio a carico del presidente dell’Aci, Eugenio Ripepe, in quanto organizzatore dello slalom, e del direttore di gara, Rosario Morelli, difesi dall’avvocato Ennio Curcio. Richiesta sulla quale sarà il gup, Claudio Paris, a doversi pronunciare all’udienza fissata per il prossimo 5 giugno.

Data in cui si ritornerà a parlare del sangue innocente che macchiò il V “Maxislalom città d’Amato”, quando, durante il giro di ricognizione della corsa, una gara su percorso tortuoso e caratterizzata dalla presenza di molte curve e slalom, la vittima venne investita da una delle auto che si accingevano a prendere il via dopo aver ispezionato il tracciato. Prontamente soccorso, l’anziano morì una ventina di giorni dopo a causa della gravità delle lesioni.

La famiglia della vittima, assistita in questa fase dai legali fiduciari di Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nel risarcimento di incidenti mortali, chiede che sia fatta chiarezza su quanto accaduto in una giornata che avrebbe dovuto essere di festa ma che si trasformò nel peggiore dei giorni. «Proprio ponendo l’attenzione e andando ad analizzare attentamente i doveri degli organizzatori della corsa relativi alla sicurezza siamo riusciti a scongiurare l’iniziale richiesta di archiviazione, alla quale ci siamo fermamente opposti – commentano soddisfatti Andrea Rubini e Anselmo vaccaro, responsabili delle sedi Giesse calabresi di Catanzaro Lamezia e Trebisacce – la successiva perizia disposta dalla Procura ci ha dato ragione, speriamo ora che sia fatta al più presto giustizia per questa morte assurda».

Gli immediati rilievi dei carabinieri e la successiva consulenza tecnica dell’ingegner Felice Marascio, disposta dal Pubblico Ministero, hanno infatti fatto luce sulla precisa dinamica del tragico incidente. La vittima, con alcuni amici, si trovava a pochi passi dal guardrail per seguire la gara, in una zona che però avrebbe dovuto essere interdetta al pubblico proprio per la sua pericolosità.

La scarsa visuale del luogo, immediatamente dopo una curva, infatti, fu il fattore determinante del sinistro: impossibile, nonostante il tentativo estremo di frenata, per il pilota dell’Alfa Romeo 33 coinvolta evitare l’impatto col pedone improvvisamente comparso a centro strada. Non fu però solo l’imprudenza dello spettatore a causare l’incidente mortale, secondo il Pm, che accusa gli organizzatori della corsa di non aver vigilato sulla presenza di spettatori in zone pericolose prima dell’inizio del rally e segnalato le stesse tramite l’apposita cartellonistica, come da piano di sicurezza redatto per ottenere l’autorizzazione alla disputa della gara.

Mancanza forse ancor più grave quella relativa al numero di commissari di gara sul percorso, con sole 7 postazioni rispetto alle 10 previste dal piano di sicurezza. La più vicina al luogo dell’impatto, inoltre, era anche in una posizione sbagliata: se fosse stata posizionata nel luogo giusto avrebbe potuto scorgere la presenza del pedone sul percorso e segnalare al pilota di fermarsi, evitando un incidente dalle conseguenze tragiche.

 

Morì investito durante un rally. Gli organizzatori davanti al gup

L’incidente costò la vita a Benito Gaglianese

Rischiano il processo l’organizzatore e il direttore di gara del “Maxi slalom Città di Amato”, la corsa automobilistica in cui nel 2017 perse la vita il catanzarese Benito Gaglianese, 77 anni, investito da un’auto durante la fase di warm up. Il prossimo 5 giugno il Gup Claudio Paris avvierà dunque l’udienza preliminare, dopo la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero Corrado Cubellotti nei confronti dei due indagati, E.R. e R.M..

Secondo la ricostruzione della procura l’incidente mortale si sarebbe potuto evitare: era la mattina del 24 settembre 2017 quando, durante il giro di ricognizione, la vittima venne investita da una delle auto che si accingevano a prendere in via dopo aver ispezionato il tracciato. Prontamente soccorso, l’anziano (suocero dell’ex assessore comunale Giampaolo Mungo) venne ricoverato ma morì in una ventina di giorni dopo a causa della gravità delle lesioni riportate.

La famiglia della vittima, assistita in questa fase dai legali fiduciari di Giesse Risarcimento Danni chiede che sia fatta chiarezza su quanto accaduto in una giornata che avrebbe dovuto essere di festa. I due responsabili di Giesse, Andrea Rubini e Anselmo Vaccaro, affermano di essere riusciti ad evitare che il caso venisse archiviato.

Leggi l’articolo anche sui siti LaC news24; Lamezia in strada Oggi Sud Calabria.

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