Ogni giorno decine di cittadini ci contattano da tutta Italia per denunciare presunti casi di responsabilità medica. Alcune volte si tratta di racconti molto duri, che evidenziano fin da subito i presupposti per una possibile azione di risarcimento danni.
Cerchiamo di capire insieme, in maniera semplice, quali sono gli aspetti fondamentali che concorrono a definire un caso di responsabilità medica che può dare diritto a un risarcimento.
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Colpa medica: cos’è?
È il primo presupposto per poter ipotizzare un possibile caso di responsabilità medica e può essere di due tipi:
1. Colpa specifica, quando cioè il sanitario trasgredisce norme derivanti da leggi o regolamenti emanati per disciplinare un determinato ambito di attività sanitaria: è il caso, ad esempio, del medico di un centro trasfusionale che, non rispettando le disposizioni relative alla raccolta, conservazione e somministrazione del sangue umano, provochi a uno o più pazienti un danno.
2. Colpa generica, che comprende casi di:
- imperizia, ovvero inesperienza o scarsa capacità tecnica, come, ad esempio, quella di un chirurgo che, per scarsa preparazione o abilità, recida un nervo o un tendine o un vaso arterioso nel corso di un intervento di routine
- negligenza, ovvero scarsa attenzione o leggerezza, come ad esempio quella del medico che non effettui opportuni approfondimenti diagnostici, pur suggeriti dalle condizioni del paziente, oppure quella del chirurgo che lasci uno strumento operatorio o una garza all’interno del paziente;
- imprudenza, ovvero avventatezza, come ad esempio quella del medico che dimetta un paziente sottovalutando i sintomi che ne avrebbero, invece, consigliato l’osservazione diretta in ospedale
Il nesso di causalità nell’ambito della responsabilità medica
La sola colpa medica non è di per sé sufficiente a dimostrare una presunta responsabilità medica; va infatti accertata, come passo successivo, la sussistenza di un legame diretto tra l’errore medico e il danno subìto dal paziente.
Deve cioè emergere quello che, giuridicamente, viene definito il nesso di causa o eziologico, tra errore medico (causa) e danno riportato dal paziente (effetto).
In estrema sintesi, tale nesso risulta provato se, a livello probabilistico, è “più probabile che non” che il danno subìto dal paziente si sia verificato in conseguenza all’errore commesso, con colpa medica specifica o generica, dall’operatore sanitario.
Stabilire il nesso di causa, tuttavia, non è semplice né scontato come potrebbe apparire e rappresenta, invece, uno dei punti più delicati di tutto l’iter risarcitorio.
Per questo motivo, ogni presunto caso di responsabilità medica deve necessariamente essere analizzato in modo personalizzato, valutando in maniera molto approfondita ogni comportamento, commissivo od omissivo, attuato dai sanitari coinvolti.
Noi di Giesse offriamo questo servizio gratuitamente: è sufficiente inviarci una segnalazione e i nostri Uffici Tecnici, in collaborazione con un team di medici legali e medici specialisti, analizzeranno quanto accaduto, fornendo un parere cd di fattibilità. Senza costi.