Investito in scooter fermo al semaforo

Risarcimento danni Roma: incidente stradale mortale

Il 10 settembre 2016 Il Quotidiano del Sud pubblica un articolo sulla morte di Giuseppe Fabiano, il giovane operaio morto a soli 19 anni schiacciato da un trattore.
I familiari si sono affidati alla sede Giesse di Catanzaro per ottenere il risarcimento per la morte del familiare.

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Il tempo

Investì promessa dello sport. Carabiniere condannato a 2 anni

Ha patteggiato ieri 2 anni di reclusione, pena sospesa, G.M., il maresciallo dei carabinieri che il 7 settembre 2011 travolse e uccise a Tor di Quinto la giovane promessa del basket Mario Delle Cave. Lo schianto avvenne alle 13 mentre il giovane, in sella al suo scooter, con dietro un compagno di squadra, era fermo al semaforo. In attesa del verde, vennero travolti dal furgone dei carabinieri e solo il giovane passeggero si salvò. Il maresciallo disse: «Il veicolo non ha frenato e non rispondeva». La perizia: «I freni funzionavano regolarmente, il mezzo andava a 70 kmlh». Dopo la tragedia i familiari del giovane Mario si sono affidati alla Giesse Gestione Sinistri, società specializzata in risarcimento danni di Roma.

Il Messaggero:

Maresciallo investì e uccise giovane atleta: condanna a 2 anni e pena sospesa

Era stato travolto da un furgone dei Carabinieri che correva a tutta velocità lungo viale Tor di Quinto. Mario Delle Cave, giovane promessa del basket romano e italiano, era stato investito mentre era in sella al suo scooter, fermo ad un semaforo rosso. Ed era morto sul colpo. Alla guida del veicolo impazzito, il 7 settembre di due anni fa, c’era G. M., maresciallo dei Carabinieri finito sul banco degli imputati del tribunale con l’accusa di omicidio colposo. Ieri, di fronte al gup Rosalba Liso, il militare ha patteggiato due anni di reclusione, e la pena è stata sospesa. Lo schianto era avvenuto in pieno giorno: poco dopo le 13.

Mario, 18 anni, era alla giuda del suo motorino insieme ad un compagno di squadra. Erano fermi ad un semaforo nei pressi del poligono di tiro al volo, in direzione Ponte Milvio. Mentre aspettavano che scattasse il verde, erano entrambi stati travolti da un furgone Ducato guidato da un maresciallo dei Carabinieri, ma solo Mario aveva perso la vita. All’arrivo delle ambulanze e della Polizia, il conducente aveva dichiarato che si era trattato di un incidente, e che aveva fatto tutto il possibile per salvare i ragazzi. Lui proveniva da via del Foro Italico e percorrendo la rampa discendente su viale Tor di Quinto aveva iniziato a frenare. Evitare l’impatto, a detta del militare, era però stato impossibile: il veicolo era fuori controllo, non rispondeva ai comandi e aveva invaso la carreggiata investendo i due giovani. Le affermazioni del maresciallo, però, erano state smentite dal consulente tecnico della Procura, Ernesto De Angelis.

II perito, infatti, scrive che “gli impianti frenante e sterzante funzionavano regolarmente” e che nell’affrontare la curva che immette su viale Tor di Quinto il conducente del Ducato “si strinse troppo e toccò con entrambe le ruote di destra contro il ciglio del marciapiede”, perdendo così il controllo del mezzo. Il veicolo, inoltre, viaggiava ad una velocità di circa 70 chilometri orari, su un tratto dove il limite è fissato invece a 50. Dopo la tragedia, i genitori di Mario si erano affidati alla Giesse Gestione Sinistri, una società specializzata in risarcimento danni di Roma. “Nonostante l’inaccettabile ostruzionismo da parte della compagnia assicurativa del mezzo dei carabinieri, stiamo per raggiungere l’accordo per il risarcimento dei parenti”, ha spiegato Paolo Ciceroni, responsabile della sede Giesse di Roma. “Giustizia non è stata fatta – hanno invece commentato i genitori di Mario subito dopo la sentenza – la vita di nostro figlio è stata ingiustamente portata via e nessuno mai ce la ridarà. Essere costretti, a distanza di anni, a vedere il responsabile della sua morte cavarsela con così poco è l’ennesima orribile beffa che infanga la memoria di Mario e con la quale saremo costretti a convivere per il resto dei nostri giorni”.

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