Investì mortalmente un’anziana: assolto perché il fatto non costituisce reato.
Dopo che l’assicurazione aveva risarcito la famiglia di Vittoria Maria Cappello, l’automobilista K.F. è uscito dal tribunale con una sentenza di assoluzione per il reato di omicidio stradale pronunciata dal giudice Antonella Coniglio.
«È finito un incubo – sono state le sue prime parole fuori dall’aula, dopo un abbraccio con l’avvocato fiduciario – Mi dispiace sempre tantissimo per quello che è successo, ma purtroppo non ho visto la signora e non sono riuscito a evitarla».
Non l’ha vista alle 17.20 del 18 gennaio 2019, sulla strada provinciale 2 alle porte di Meano e, stando alla sentenza, non poteva nemmeno vedere l’anziana che attraversava la strada.
Perché, dopo essere uscita dalla macelleria, aveva superato la zona illuminata sopra le strisce pedonali, entrando in un’area completamente buia. La presenza dell’anziana non era prevedibile, insomma. Novanta giorni per le motivazioni.
Il consulente tecnico della Procura della Repubblica, Pierluigi Zamuner, aveva fatto valutazioni diverse e questo ha convinto il pubblico ministero Sandra Rossi a chiedere una condanna a dieci mesi di reclusione e un anno di sospensione della patente.
«L’automobilista disponeva di tempi e spazi ampiamente sufficienti per poter evitare la collisione, ma investì la donna quando aveva ormai da tempo impegnato la sede stradale, per di più a ridosso di un passaggio pedonale, impedendole di completare l’attraversamento in sicurezza.
L’automobilista si sarebbe avveduto con macroscopico ritardo della signora Cappello, in accordo con quanto dichiarato dai testimoni che avrebbero sentito F. riferire di non aver visto il pedone».
Di sicuro K.F. non aveva bevuto o preso stupefacenti, non si era distratto con il telefonino e la sua Panda stava procedendo al di sotto del limite di velocità.
Gli avvocati della difesa si sono basati sulle conclusioni del loro consulente Marco Pulliero e hanno chiesto una pronuncia di assoluzione perché il fatto non costituisce reato, allegando nell’udienza di ieri un’ultima memoria difensiva.
Nessuna replica delle parti, poi la sentenza della presidente Coniglio è andata in questa direzione. La famiglia della vittima si era affidata a Giesse Risarcimento Danni in sede stragiudiziale, quindi non si era costituita parte civile.
«Rispettiamo, ovviamente, la decisione del giudice – osserva Gennaro Pisacane – tuttavia ci aspettavamo una sentenza diversa, anche alla luce di quanto emerso in fase di indagini. Siamo comunque soddisfatti di aver ottenuto, prima ancora della conclusione del processo penale, un equo risarcimento per i familiari».
Articolo del “Corriere delle Alpi“