Infezione ospedaliera maxi risarcimento Verona

Il 12 novembre 2019 il quotidiano L’Arena ha pubblicato un articolo relativo al maxi risarcimento ottenuto da un settantatreenne residente in provincia di Verona che nel 2011 contrasse un’infezione in seguito ad un intervento al ginocchio.

La vittima si è affidata a Giesse Risarcimento Danni per la gestione del caso.

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NEGRAR.Una serie di complicazioni dopo l’intervento. Poi altre operazioni. Il Sacro Cuore deve pagare 450 mila euro

Risarcimento per l’infezione. L’ospedale: questi rischi all’1-2 %

La struttura sanitaria: «Siamo vicini al paziente. Non c’è stato alcun errore chirurgico»

Il giudice Francesco Bartolotti della prima sezione civile del Tribunale di Verona ha condannato a un risarcimento di 450 mila euro l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar a favore di un settantatreenne residente in provincia di Verona che nel 2011 contrasse un’infezione in seguito ad un intervento al ginocchio. L’uomo, assistito da Giesse.

I FATTI. Tutto ha inizio nell’aprile del 2010 quando l’anziano sente un forte dolore al ginocchio sinistro mentre scende alla macchina, così si reca presso il nosocomio Don Calabria di Negrar per una visita. Qui gli viene diagnosticata la presenza di artrosi e gli viene consigliato di operarsi per risolvere il problema; all’epoca aveva 64 anni. Nei mesi successivi si sottopone a dei cicli di infiltrazioni per lenire il dolore ed il 16 dicembre 2010 viene effettuato l’intervento di artroprotesi.

Viene dimesso il 28 dicembre. Durante tutto il successivo periodo di riabilitazione però il ginocchio rimane gonfio e continua a sentire dolore, alterna periodi di febbre curati con antibiotico, fino alla visita di controllo del 31 maggio 2011 quando ai medici viene il sospetto di un’infezione in atto e viene previsto un ricovero per effettuare degli accertamenti. Tale ricovero avviene, sempre nel reparto ortopedico del Don Calabria, dal 19 settembre all’11 ottobre 2011, passano quindi quasi quattro mesi prima che venga sottoposto ai necessari trattamenti terapeutici per fermare l’infezione che nel frattempo è sempre presente.

Viene quindi nuovamente operato per ripulire il ginocchio e gli viene somministrata un’ulteriore terapia antibiotica, ma la situazione non migliora comunque, tanto che nel novembre 2012 i medici sono costretti a rimuovere la protesi per stabilizzare la situazione e curare l’infezione. Cinque mesi più tardi, l’infezione pare risolta ed i medici tentano un nuovo intervento, il quarto, per inserire nel ginocchio una nuova protesi.

L’illusione di aver risolto il problema dura fino al dicembre 2013 quando viene nuovamente ricoverato con diagnosi di “infezione alla protesi del ginocchio sinistro”. È necessario un nuovo intervento, il quinto, con il quale gli viene nuovamente rimossa la protesi, vengono puliti i tessuti infetti del ginocchio e trattata l’infezione con l’applicazione di un nuovo «spaziatore antibiotato», ossia un dispositivo medico provvisorio che viene messo al posto della protesi e che rilascia localmente dell’antibiotico.

Nonostante la terapia antibiotica, oramai il dolore ed il gonfiore al ginocchio sono una costante, e a marzo 2014, a quasi quattro anni di distanza dalla prima operazione, il paziente viene quindi ricoverato in un altro ospedale specializzato nella riabilitazione per casi di questo tipo.

GLI SVILUPPI. La diagnosi questa volta è “ascesso al ginocchio sinistro”, subisce la sesta operazione. Operazione ripetuta nel giugno 2014 con il proseguire della terapia antibiotica e la successiva applicazione di un fissatore esterno.

L’EVENTO SCATENANTE. La visita di controllo del 2011 è l’evento scatenante. In tale occasione- come riporta la sentenza – i medici non provvidero ai necessari trattamenti terapeutici, determinando un ritardo che ha portato l’inarrestabile progresso dell’infezione, che non si è poi più riusciti a debellare Basandosi su questa analisi e accogliendo le richieste risarcitorie della vittima e dei familiari, il giudice ha quindi condannato l’ospedale a risarcire il danno provocato con una cifra di ben 450mila euro, in sede civile.

Oggi il pensionato ha 73 anni ed è confinato in casa, cammina solo per le necessità quotidiane come spostarsi da una stanza all’altra per recarsi in bagno.

LA REPLICA. «Comprendiamo la sofferenza fisica e morale da parte del paziente e della sua famiglia che ha contraddistinto questo percorso di cura. Tuttavia si specifica che la vicenda del paziente, che si è conclusa a luglio con il versamento del relativo risarcimento, non è stata determinata da un errore chirurgico, ma da un’infezione. L’infezione è contemplata tra i rischi di un intervento di protesi al ginocchio, che secondo la letteratura internazionale è del 1-2%», dice una nota dell’ospedale.

«L’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria effettua 5mila ricoveri ortopedici all’anno di cui 1.200 di artroprotesi. È inoltre centro di riferimento regionale per le revisioni di protesi dell’anca e del ginocchio, intervento notoriamente più complesso del primo impianto e a maggior rischio di infezioni. Nonostante il numero e la complessità degli interventi chirurgici il nostro tasso di infezione è dell’1% in linea con il dato di letteratura. Le richieste risarcitorie, infatti, che riguardano l’ortopedia sono in media una decina all’anno. La maggior parte di queste risultano infondate dopo lo svolgimento di accertamenti medico-legali».

Leggi l’articolo sul sito de L’Arena

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